Le Risorse Umane una Risorsa Strategica

Immagine di Yvette W da Pixabay

La maggiore complessità dei sistemi aziendali ed economici richiede nuovi strumenti di gestione. L’arte della gestione aziendale sta evolvendo in scienza. Il miglioramento dei sistemi tecnologici e di controllo statistico permetterà di gestire megaistituzioni, ma soprattutto sta volgendo al termine l’epoca della gestione “istintiva”. L’azienda, che da sempre è stata gestita “con lo stomaco”, sempre più spesso dovrà essere gestita “con la mente”; i bravi manager del futuro dirigeranno le loro aziende con metodi scientifici, anche se piace pensare che il “cuore” avrà ancora un grande spazio, in una sinergia efficacissima di mente, cuore e stomaco.

Già oggi il manager si trova a dover far fronte a tanti e diversi obiettivi: risolvere i problemi di tutti i giorni (quelli dell’azienda e… i propri!), far guadagnare gli azionisti, rispettare le leggi, guardarsi dalla concorrenza, soddisfare il cliente, valorizzare il capitale umano gestito, valorizzare le relazioni con i fornitori, trovare gli indicatori per misurare le prestazioni aziendali, gestire l’immagine aziendale e del marchio, migliorare i meccanismi che governano le imprese, migliorare i sistemi decisionali, re-ingegnerizzare i processi, guardare il business da altre prospettive ecc. Ma più la società evolve, più la relazione tra individui si complica e le variabili si moltiplicano.

Ecco allora la necessità di inventare un nuovo sistema di management, come afferma Gary Hamel:  la proposta è quella di far lavorare sì la propria mente ma, soprattutto, di trovare collaborazione in quella di tutti i collaboratori, producendo nuove idee, perseguendole e riuscendo a portarle a compimento.

Nella società contemporanea le variabili in gioco sono diventate così numerose da rendere il sistema di relazioni tra individui, gruppi e istituzioni estremamente complesso e guidato da regole spesso di difficile interpretazione. Occorrono nuovi spunti di analisi, nuove direttive di azione, nuovi principi di riflessione: occorre, in altre parole, un nuovo modo di fare le cose, intendendo con ciò non solo la realizzazione di cose mai sperimentate prima, ma soprattutto un modo diverso di fare le cose di tutti i giorni, mantenendo una sorta di sfida costante nei confronti di sé stessi e di ciò che ci circonda.

E non è una sfida da poco.

L’uomo di oggi ha raggiunto un elevato livello di qualità in tutto quello che produce, crea o pensa, ma per mantenere tale standard ha bisogno di orizzonti e di stimoli sempre nuovi. La maggior parte delle persone poi, assorbita dagli ingorghi del traffico quotidiano e dalla routine di tutti i giorni, non riesce a prefiggersi obiettivi a medio-lungo termine, e si accontenta di progetti di breve respiro. Avere aspettative con un orizzonte temporale tanto breve genera inevitabilmente frustrazioni, angosce e fallimenti, e ciò crea una sorta di conflitto con le pressanti richieste che si avvertono provenire dall’esterno, dove capi, soci, clienti, azionisti propongono sfide via via più impegnative.

Può accadere allora che i manager, avvertendo come un obbligo inderogabile il raggiungimento di determinati obiettivi ma sentendosi privi degli strumenti necessari – di una “leva”, se vogliamo usare un termine caro al mondo aziendale –, finiscano per cedere a comportamenti non del tutto corretti, o “poco ortodossi” per dirla con un eufemismo, creando una lunga catena di piccole infrazioni che pian piano, come le valanghe, possono arrivare a configurarsi come grandi e devastanti reati. Ed ecco allora che i vecchi clienti insoddisfatti si trasformano in clienti truffati, azionisti inconsapevoli si scoprono raggirati, dipendenti disamorati del proprio posto di lavoro che si rendono conto di essere sfruttati, mentre il mancato rispetto di leggi e regolamenti fa aumentare vertiginosamente il numero delle morti bianche….

Nessuna sorpresa, poi, se ne scaturisce un pessimo clima sociale. Barare o scendere a compromessi col malaffare pur di raggiungere risultati immediati: siamo sicuri che sia l’unica strada per “arrivare”?

Una gran brutta situazione, siamo d’accordo? Quali i possibili rimedi?

Il grande economista J.K. Galbraith ha detto: “La reale conquista della scienza e della tecnologia moderna consiste nel prendere delle persone normali, nell’istruirle a fondo in un settore limitato e quindi riuscire, grazie a un’adeguata organizzazione, a coordinare la loro competenza con quella di altre persone specializzate, ma ugualmente normali. Ciò consente di fare a meno dei geni”.
In questa prospettiva le “Risorse Umane” sono
 in primis un gruppo di persone “normali”che unitesi rendono possibile il funzionamento di un’rganizzazione e il raggiungimento degli obiettivi che essa si pone. L’organizzazione aziendale, il suo management, le risorse stesse  quindi, indicheranno proprio i comportamenti e le relazioni che devono avere gli elementi di un’azienda, in modo da realizzare lo scopo, quello delle organizzazioni , si certo, ma anche quello dei gruppi , dei singoli individui e in definitiva della nostra società.

Il  vero ruolo dell’impresa è quello di dare valore all’operato delle persone, di attribuire un significato alle loro attività quotidiane, di renderli partecipi verso un progresso condiviso. Definire, consolidare e diffondere valori positivi, migliorerà la gestione degli obiettivi e determinerà comportamenti che genereranno  le persone soddisfatte del loro agire.

Ecco che oggi, più che mai si deve puntare a promuovere e mantenere un clima  positivo e ricco di fiducia tra le persone; dando valore ai singoli in modo che possano cogliere la loro utilità e importanza;  favorendo la crescita personale e professionale di tutti, aiutando ciascuno a migliorare e a trovare nuove motivazioni .

Comunicare prima di tutto ascoltando e osservando e solo successivamente parlando; condividendo  obiettivi e  condividendo anche strategie su come raggiungerli; assumendosi responsabilità e facendosi carico di attività in modo chiaro e trasparente; facendo luce su quale sia il ruolo  di ciascuno  e quali sono le prospettive future di tutti.
Per quanto penso solo  confrontandosi con gli errori compiuti e sulle azioni non andate a buon fine, sostenendoci  ciascuno reciprocamente  e vicendevolmente nei momenti difficili potremmo pensare ad un   futuro migliore.