Consulenza

Un modello per l’introduzione del processo creativo in azienda

Dopo  un po’ di esitazione mi sono deciso a pubblicare alcune considerazioni su come trasferire in azienda un processo creativo, modulato da tante riflessioni di esperti nazionali ed internazionali del presente e del passato, e da analisi che un po’ empiricamente mi sono ritrovato a fare lungo la mia esperienza professionale.

Non sono riuscito a formalizzare un mio metodo prima di ora, un po’ per il giustificato timore di ripercorrere troppo pedissequamente modelli già conosciuti e magari addirittura non più interessanti, un po’  perché mi si continuano  a presentare dubbi su una reale possibilità di fotografare questo strano comportamento umano.

Comunque, dopo tanti interventi di formazione e consulenza, posso dire di aver consolidato una visione che se non proprio innovativa potrebbe essere considerata utile sintesi del passato e ponte su future osservazioni.

Di seguito descrivo alcuni  modelli di riferimento del passato recente e remoto che sono stati il mio riferimento per questo lavoro, mi limiterò a citarli brevemente per poi rimandare i lettori a una dettagliata bibliografia.

Graham Wallas in “Art of Thought”1926 propone un processo a 5 steps,  che poi verrà ripreso con poche modifiche da molti altri autori.

  1. Preparazione : prepararsi ad affrontare un problema
  2. Incubazione: ponderare il problema consciamente e inconsciamente
  3. Intimation (annuncio): provare la sensazione che  il problema è verso la soluzione
  4. Illuminazione:  ottenere le rispose in modo consapevole
  5. Verifica: testare la validità delle risposte

 

Joseph Rossman che esamina il processo creativo di 710 inventori mediante un questionario, ha ampliato i quattro stadi di Wallas a sette gradi, questi sono:
1. Osservazione di un bisogno o di una difficoltà.
2. Analisi del bisogno.
3. Rassegna di tutte le informazioni disponibili.
4. Formulazione di tutte le soluzioni oggettive.
5. Analisi critica di tutte le soluzioni sia per i loro vantaggi che svantaggi.
6. Nascita della nuova idea: l’invenzione.
7. Sperimentazione per saggiare la soluzione più promettente, e selezione e perfezionamento del prodotto finale attraverso alcuni o tutti i precedenti gradi.

 

Alex Osborn  divise  il processo creativo in sette stadi, utilizzando una terminologia diversa:
1. Orientamento: mettere a fuoco il problema.
2. Preparazione: raccogliere i dati pertinenti.
3. Analisi: Suddividere il materiale pertinente.
4. Ideazione: Accumulare alternative sotto forma di idee.
5. Incubazione: “mettere il problema da parte”, per favorire l’illuminazione.
6. Sintesi: mettere tutti i pezzi assieme vederne le connessioni.
7. Valutazione: giudicare le idee risultanti.

 

Hubert Jaoui, per il quale la creazione si configura come un processo a cinque tappe denominato PAPSA

  1. Percezione
  2. Analisi
  3. Produzione
  4. Selezione

 

La sinettica,  tecnica formativa inventata da W. J. J. Gordon,fornisce un percorso con fasi che possono essere ridefinite di dieci momenti:

  1. Specificare il  problema in questione (e scriverlo in modo che possa essere visibile da tutti);
  2. analisi e spiegazione del problema con il contributo dell’esperto;
  3. adattare(te) e combinare(te) tra loro informazioni raccolte
  4. identificazione degli obiettivi
  5. scelta di alcuni tra i più significativi degli obiettivi
  6. scelta di esempi e di analogie personali
  7. realizzazione della “comprensione esplosiva”
  8. sintesi dei lavori.
  9. riflessione, osservazione, verifica sui risultati emersi
  10. tentativo di arrivare ad una soluzione

 

Credo che per ottenere una più vasta diffusione del concetto ch la creatività sia un processo “addomesticabile” sia necessario semplificare al massimo già  Johnson (1955) lo aveva anticipato riducendo il  tutto a tre fasi fondamentali :

  1. preparazione
  2. produzione
  3. giudizio.

 

Anche io ho consolidato   un processo in tre fasi ma come vedremo divergono in  qualche modo da quelle di Johnson, eccole:

  1. Focalizzazione
  2. Generazione delle idee
  3. Clusterizzazione e Valorizzazione

Le aree di focalizzazione

La focalizzazione è la capacità di individuare un elemento considerato prioritario, concentrando su di esso la propria attenzione e quindi compiendo, se necessario, delle azioni mirate. L’origine della parola a che fare con la  regolazione  di un obiettivo, uno strumento ottico che permette di mettere a fuoco e rendere nitida l’immagine. Si tratta di puntare ad un particolare con  precisione, tarando il meccanismo in modo che esso, nel contesto dell’immagine,  risulti nitido e non sfocato. Il particolare all’interno del generale, l’albero rispetto alla foresta. La foto di un panorama è ampia e non è concentrata su un dettaglio, presentandosi quindi nella sua totalità. Un albero  è invece un particolare, un elemento unico:  mettendolo bene a fuoco, in quanto oggetto del mio interesse, tutto il resto diverrà  “sfondo”, e non importa  se non sarà perfettamente messo a fuoco, purché lo sia l’oggetto principale della mia foto. Focalizzare significa scegliere, eliminare tutto quello che non serve e tenere solo quello su cui riteniamo utile spendere la nostra concentrazione. Gli elementi che formano un paesaggio sono molti,  ma se mi interessa fotografare il campanile dovrò mettere a fuoco quello ed eliminare  tutto il resto: a questo scopo si usano spesso i teleobiettivi, che restringono il campo su un oggetto lasciando lo sfondo indistinto.

Allo stesso modo, in una azienda esistono diversi livelli di messa a fuoco, e quindi diverse possibilità di focalizzazione. Una direzione generale potrebbe voler focalizzare i principali obiettivi delle sue direzioni: la direzione produzione o la direzione marketing. Viceversa, il responsabile della funzione produzione potrebbe voler focalizzare gli aspetti del ciclo produttivo piuttosto che la manutenzione degli impianti. Si tratta in definitiva di uno stratagemma per poter essere realmente produttivi, concentrandosi su un preciso obiettivo che riteniamo utile al nostro scopo.

Nei gruppi di creatività non necessariamente tutti devono  possedere una specifica competenza sul tema che si sceglie di trattare, né si deve avere in proposito una responsabilità diretta su dette attività. Sarebbe ad esempio possibile decidere di focalizzare sul tema del “marketing” un gruppo che al suo interno abbia anche addetti della “produzione”  e spesso proprio queste triangolazioni si rivelano estremamente produttive per la generazione di idee originali.

La generazione delle idee

La storia che le idee nascono  per un caso fortunato  o in seguito addirittura  ad un errore è vecchia come il mondo, il più citato al riguardo è il vecchio caro Newton che seduto sotto un albero ebbe la sfortuna/fortuna di ricevere in testa una mela, fatto che come ben noto gli procurò l’illuminazione della teoria gravitazionale . Un esempio classico e più vicino ai nostri giorni é costituito dall’errore di produzione di una colla che, una volta attaccata, si stacca facilmente: da qui é nato un prodotto innovativo di grande successo, il Post-It. Quindi per la creatività serve molto tempo… e un albero sotto cui sdraiarsi aspettando la fatidica mela!!  Ma quante mele ci sono cadute in testa senza che noi peraltro ce ne accorgessimo minimamente!! Sembra che in media, a ciascuno, vengano  in mente  due idee nuove al giorno, [1] quindi 730 idee l’anno…. Idee che regolarmente sfuggono via perse in qualche recondita parte della nostra mente.

Prima lezione : fare attenzione alle mele che ci cadono addosso, ma non solo; qualcuno disse (De Bono)  “Non dobbiamo stare seduti passivamente sotto un albero aspettando che ci cada una mela in testa ma possiamo scuotere l’albero per facilitare la caduta delle mele”. Il nostro obbiettivo deve essere, quindi,  la gestione strutturata e sistematica della nostra potenzialità creativa; dobbiamo cercare una forma strutturata di creatività che possa essere usata in modo deliberato. E’ questa la fase più direttamente collegata con il meccanismo creativo della mente, che però, come già detto, non viene incentivata dai nostri sistemi sociali ed educativi, trovando, al contrario, seri ostacoli nel conformismo e nel controllo sociale.

Clusterizzazione e Valorizzazione

Sia che abbiamo lavorato singolarmente, sia che lo abbiamo fatto  all’interno di un gruppo, arriverà il momento di passare dal momento creativo, quello del cappello verde nel pensiero di De Bono, alla razionalizzazione di tutto quanto si è sviluppato, utilizzando il cappello blu. Infatti da  una sessione creativa scaturiscono decine, centinaia di proposizioni o affermazioni (e si potrà notare che non le chiamo ancora idee, perché di fatto non lo sono ancora). Certamente potrebbe accadere di trovarsi, sin dall’inizio, in presenza di idee complete e correttamente espresse, come ad esempio:

“Propongo che nella nostra direzione marketing i capi siano

sottoposti alla valutazione dei collaboratori una volta l’anno.”

Questa e’ sicuramente un’ idea,  ma dovrà essere ancora “lavorata” e sviluppata ulteriormente secondo dei meccanismi predeterminati.

Mentre invece:

“Dobbiamo convincere il cliente che il nostro prodotto è il  migliore sul mercato”

non è neanche l’inizio di una idea e si avvicina molto a un desiderio. Un gruppo esperto  è quello che ha imparato a concentrarsi realmente sulle idee, mentre da un gruppo non particolarmente addestrato uscirà inizialmente di tutto: principi, lamentele, affermazioni, e qualche volta idee. Non c’è da meravigliarsi né da preoccuparsi, col tempo tutti si diventa esperti, basta volerlo ed esserne convinti. Nella fase razionale (cappello blu)  io uso, come ho già detto, la clusterizzazione  e la riformulazione, utilissime sia l’una che l’altra a mettere ordine a quanto è stato detto e a far emergere i reali spunti creativi: probabilmente, però, si possono ipotizzare anche altri sistemi per rendere le idee realmente gestibili. La clusterizzazione è quel processo che tende ad aggregare le cose per similitudine: la produzione delle idee, infatti, sebbene concentrata su un focus, tende ad approfondire il tema in questione e finisce col prendere in esame dei sotto temi. Se ad esempio il tema è la formazione, potremmo ritrovarci con dei sotto temi quali gli strumenti, i metodi, gli argomenti….. Questo ci permette di mettere ordine negli indirizzi che stiamo generando, aggregando le persone che hanno detto più o meno le stesse cose e, se necessario, ri-orientare(ndo) la direzione della strada intrapresa, se questa non ci soddisfa.

Dopo la clusterizzazione si dovrebbe dare un nome al serbatoio di idee ritenute omogenee, generando una sorta di sotto-focus, e contemporaneamente aggregare semanticamente le idee, se necessario riscrivendole. Siamo nella fase della riformulazione, un momento che in genere richiede una certa quantità di tempo perché, nella rilettura semantica del testo, vengono a galla tutti i dettagli  e le sfumature che  i diversi vocaboli contengono: anche in questo caso si possono prevedere diversi modi operativi, partendo dal momento creativo di uno stesso gruppo, o da un diverso momento dello stesso gruppo, oppure servirsi di un animatore, etc….

Le idee così trattate, a questo punto, sono pronte per essere sottoposte al filtro del valore  o come emerge dalla metodologia dei 6 cappelli al vaglio del cappello giallo e di  quello nero: dovranno cioè passare all’esame della razionalità “parallela”, che avrà il compito di far emergere sia il lato positivo (giallo) che quello negativo (nero). Da tempo non uso più il termine valutazione perche come anche la mia esperienza insegna questo termine mette in luce un metodo di selezione al negativo , la cosa migliore è invece usare un metodo al positivo : scegliere le cose che soddisfano le nostre aspettative, non criticare quello che non ci piace.

La generazione di nuove idee non deve  dare nulla per scontato, non deve considerare nulla come vietato o immutabile, ma soprattutto deve essere fortemente orientata alla ricerca di possibilità alternative, e per fare questo deve sentirsi libera da ogni vincolo. Come emerge da uno studio inglese nel sistema scolastico, tanti sono  i  killer della creatività oltre come si vede  la valutazione la prima di tutte:

  1. Valutazione;
  2. Ricompense;
  3. Competizione;
  4. Eccessivo controllo;
  5. Limitazione delle scelte;

 

Bobliografia

The Art of Thought. New York, Harcourt (Wallas G)  Brace, 1926.

Applied Immagination (Osborn A. F.)New York, Scribner’s, 1953 (in italiano “L’arte della creativity”).

Creatività per tutti. Strumenti e metodi da impiegare nel quotidiano (Jaoui H.) Milano, Franco Angeli, 1993, .

The Psychology of the Inventor. (Rossman J)Washington, Inventors Publishing, 1931.

La Creatività, (Guilford G. P.) (1950)

Strategia oceano blu ( Kim Mauborgne)  http://en.wikipedia.org/wiki/Blue_Ocean_Strategy ;

Pensiero convergente e divergente (Joy Paul Guilford, Alex Osborn) http://en.wikipedia.org/wiki/Alex_Faickney_Osborn ;

Pensiero laterale e pensiero verticale (Edward De Bono) http://it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_laterale ;

Il problem solving creativo (Alex Osborn) http://it.wikipedia.org/wiki/Brainstorming

Le mappe mentali  (Tony Buzan) http://it.wikipedia.org/wiki/Mappe_mentali

Where good ideas come from (Steven Johnson)   https://www.youtube.com/watch?v=NugRZGDbPFU

Il sito di Annamaria Testa  http://www.nuovoeutile.it/

[1] Claudio Ciaravolo  www.ciaravolo.it